Sopprimere i bambini affetti da disabilità gravi per ridurre i costi della Sanità statunitense. Questa l’assurda tesi proposta dal discusso professor Peter Singer, docente di Etica all’Università di Princeton e fautore dello “specismo” – una sorta di razzismo del genere umano verso le altre creature – . Singer, da sempre sostenitore dell’uguaglianza tra uomini ed animali, non è nuovo alla stesura di teorie di questo genere. L’ultima trovata del filosofo, però, è assolutamente esagerata.
“Se un bambino nasce con una massiccia emorragia cerebrale significa che resterà così gravemente disabile che in caso di sopravvivenza non sarà mai in grado nemmeno di riconoscere sua madre, non sarà in grado di interagire con nessun altro essere umano, se ne starà semplicemente sdraiato lì sul letto e potrà essere nutrito, ma questo è quel che avverrà, i dottori staccheranno il respiratore che tiene in vita il bambino”, ha dichiarato Peter Singer ai microfoni del giornalista Aaron Klein. Per il docente australiano da anni trapiantato negli Stati Uniti quindi, la “soppressione” dei bambini nati con handicap gravi non solo sarebbe “ragionevole” ed eticamente corretto, ma sarebbe un vero toccasana per le casse della Sanità statunitense.
IT. Nel corso della discussa intervista – riportata anche sulla rivista “WorldNetDaily” – Peter Singer ha parlato di bambini invalidi apostrofandoli con il pronome singolare “it”. Nessun riferimento al noto romanzo di Stephen King: “it” è il pronome inglese utilizzato per indicare le cose, più che le persone. E’ questa la linea dura del filosofo della Liberazione Animale, che proprio non ci sta a pagare le spese sanitarie a povere creature che probabilmente non riusciranno mai a vivere una vita normale.
“La maggioranza delle persone – rimarca Singer – direbbe che è abbastanza ragionevole: non voglio che il premio della mia assicurazione sanitaria sia più alto per consentire a bambini che non potranno godere di alcuna qualità della vita di essere sottoposti a cure costose”. Dichiarazioni al vetriolo, che hanno mosso un’ondata di sdegno nella terra delle opportunità, quell’America da sempre propensa a riservare ad ogni cittadino la libertà di esprimere le proprie opinioni, anche quelle dal contenuto quantomeno discutibile.
FARDELLO. Secondo Peter Singer, però, la scelta di togliere la vita ai bambini gravemente disabili non riguarda solo l’aspetto meramente economico. Il docente, infatti, sottolinea che tali figli sarebbero “Un fardello terribile per i genitori (…) Quindi stiamo già compiendo dei passi che portano alla terminazione consapevole e intenzionale della vita dei bambini gravemente disabili”. La domanda che però viene da porsi è: tali passi sarebbero veramente segno di una civiltà che progredisce? I familiari di questi piccoli “fardelli” forse avrebbero qualcosa da ridire a proposito di questa “Apocalisse 2.0” targata Peter Singer.