Campobasso – è stato arrestato mercoledì il 22enne somalo accusato di progettare un attentato nella capitale. Dopo essere fuggito dal centro di recupero dove viveva, mentre si stava dirigendo a Roma è stato fermato dagli agenti della Digos che da due mesi seguivano l’operazione.
Il ragazzo aveva chiesto asilo in Italia dove viveva al centro di recupero “Happy Family” di Campomarino (CB). Il centro offre la possibilità a 200 stranieri di vivere in un ex luogo turistico riconvertito e di recuperare la propria identità. Qui, secondo i racconti degli immigrati, il ragazzo godeva di una posizione privilegiata rispetto agli altri in quanto imam della cultura islamica del centro. Il somalo invitava durante i momenti di preghiera a compiere azioni violente in nome della Jihad cercando continuamente nuovi adepti.
Le dichiarazioni
Secondo le sue dichiarazioni sarebbe iniziato l’attacco: «Cominciamo dall’Italia, andiamo a Roma e cominciamo dalla stazione, la guerra continua. Charlie Hebdo era solo il precedente di quello che sta succedendo adesso», «c’è una strada più semplice, quella di attrezzarsi e farsi saltare in aria».
Gli inquirenti della Digos, come ha spiegato Armando D’Alterio procuratore capo di Campobasso, sono certi che dopo aver chiesto asilo in Italia ed essersi diretto a Roma per l’attentato sarebbe partito per la Siria per combattere e ricongiungersi alla sua cella terroristica.
Aumento dei controlli
Dopo gli attentati di Parigi la città di Roma era stata più volte minacciata, individuando come punti possibili obiettivi San Pietro e le stazioni (oltre che Duomo e Scala di Milano). I controlli e le verifiche su immigrati e rifugiati sono aumentate insieme ad accertamenti su phone center e money transfer, e sono aumentati anche gli uomini delle forze dell’ordine aiutati dai militari dell’Esercito su tutto il suolo nazionale.