Traffico d’avorio, l’Italia dice no. Distrutta mezza tonnellata

Traffico d'avorioITALIA – Oggi al circo Massimo di Roma è stata distrutta da una macchina industriale oltre mezza tonnellata d’avorio. Nasce così il primo Ivory crush in Italia. Negli ultimi cinque anni sono state oltre 60 le tonnellate polverizzate da paesi del mondo come Kenia, Gabon, Congo, Mozambico, Ciad, Etiopia, Malawi, Usa, Filippine, Hong Kong, Cina, Francia, Belgio e Sri Lanka.

L’Italia dopo tanti anni dice no al traffico d’avorio. In Africa vengono massacrati più di 35 mila elefanti all’anno e con loro centinaia di uomini che perdono la vita negli scontri tra forze dell’ordine e cacciatori di frodo. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha così espresso il suo parere a riguardo: “Vieteremo anche il commercio legale di avorio in Italia e in Europa, stiamo predisponendo questo nel mio ministero. Non voglio più vedere oggetti di questo tipo nelle case, nessuno ne dovrebbe avere. Ogni quarto d’ora muore un elefante e la specie si estinguerà tra pochi anni. Io credo che sia un dovere morale dell’Europa che commercializza un terzo dell’avorio a livello mondiale prendere una posizione forte contro il massacro di questi animali. Oggi lo facciamo in maniera dimostrativa distruggendo l’avorio sequestrato, lo faremo in maniera ancora più dura applicando la direttiva europea, il piano di azione contro la commercializzazione illegale di avorio“.

Nel XIX secolo vivevano circa 25 milioni di elefanti in Africa e oggi ne sono rimasti solamente 350.000 in tutto il continente. Con una stima di 35.000 elefanti uccisi ogni anno, la fine di questa specie è molto vicina. Oltre agli elefanti il bracconaggio e il traffico illegale d’avorio uccidono il turismo e le speranze di una vita migliore in moltissime località africane, come fa sapere l’Elephant Action League. Criminali e trafficanti creano una rete di corruzioni a livello mondiale, dal riciclaggio di denaro e di armi al traffico di esseri umani creando fonti per reti criminali e organizzazioni terroristiche.