Turchia, esplode un autobomba a Diyarbakir. 7 agenti morti

Turchia, DiyarbakirTURCHIA – E’ esplosa poco fa nella città di Diyarbakir un autobomba. La bomba è esplosa contro un mezzo blindato che trasportava agenti di polizia nelle vicinanze di una stazione degli autobus. Nell’attacco terroristico, come riferito dal goverlo, sono morti 7 agenti e sono rimaste ferite almeno altre 27 persone, tra cui 13 agenti.

Oggi nella città era in corso la visita di tre ministri ed era in arrivo il primo ministro, Ahmet Davutoglu. Il presidente Recep Tayyp Erdogan ha replicato così: “Abbiamo perso la pazienza contro questi attacchi terroristici. Spero che almeno gli europei e gli altri paesi riconoscano il vero volto terrorista del Pkk e dei gruppi affiliati”.

Secondo la sicurezza turca l’obiettivo era proprio il camioncino della polizia e solo per un errore sono stati colpiti anche dei civili. La città, che si trova nel sud-est della Turchia, è la principale città della regione ed è abitata in prevalenza da curdi. Dallo scorso Luglio, quando i leader curdi hanno dichiarato la fine della tregua terminando l’accordo, è stata teatro di violentissimi scontri tra l’organizzazione Pkk, organizzazione terroristica, e le forze di sicurezza nazionale. L’attacco non è stato ancora rivendicato. Tuttavia, un gruppo affiliato al Pkk ha rivendicato la responsabilità dei due sanguinosi attentati di Ankara di Febbraio e Marzo.

La storia del Pkk
Ad Ankara nel 1971 il Pkk esordì come un organizzazione di forma ideologica. Solo il 27 Novembre 1978 il movimento divenne un partito politico sotto la guida di Abdullah Öcalan, studente di scienze politiche ad Ankara, e di suo fratello Osman. Il partito contava su numerosi iscritti turchi all’inizio ma, secondo il governo di Ankara, iniziò una campagna contro le istituzioni turche. Perseguitò le reclute curde dell’esercito e invitò i simpatizzanti di origine turca a lasciare l’esercito.

Nel settembre 1980 l’esercito turco prese il potere con un colpo di Stato e furono vietati i partiti politici e disciolto il Parlamento. Fu vietato l’utilizzo della lingua curda, sia in forma scritta che orale, e vietata la diffusione della cultura curda. Il Pkk fu così attaccato pesantemente e tra il 1980 e il 1983 furono eseguite 89 condanne a morte e il partito venne condannato in nome dell’unità dei popoli.

Nel 1984 si tornò a un governo democratico ma il Pkk non riconoscendo passi avanti nel riconoscimento dei diritti dei curdi prese le distanze dagli altri partiti democratici e scelse la via della lotta armata. Iniziò così una stagione di violenza e di feroci rappresaglie da parte dell’esercito turco. Il Pkk fu accusato anche dagli stessi curdi che non ne condividevano le scelte.