Ancora per pochissimi giorni sarà possibile visitare la mostra sul Simbolismo a Palazzo Reale di Milano. In un percorso tematico lungo ventiquattro sale, accompagnati dai versi di Baudelaire, si potranno approfondire soggetti, capolavori e pensieri di uno dei movimenti che ha influenzato l’arte tra Ottocento e Novecento.
Non appena entrati, ci si immerge nel mondo onirico: lo sguardo viene immediatamente catturato da “Il sonno, i sogni” di Attilio Mussino. Una donna è immersa in uno stato di incoscienza, che potrebbe anche essere stato causato dai “fiori del male”, i papaveri rossi da oppio, e si trova in una radura, a metà tra spiriti maligni e spiriti angelici. Accanto, dai colori meno intensi, ma altrettanto misterioso vi è “Il sogno” di Joan Brull. Famosissimo e molto amato dal pubblico per il suo tono romantico, ci mostra una fanciulla intenta a guardare un gruppo di ragazze in lontananza mentre danzano, sfuocate come sfuocato è ciò che resta al mattino dopo del nostro sogno.
Dopo di che, si passa al tema religioso, non più affrontato attraverso le parabole e le rappresentazioni comuni a tutta la storia dell’arte, ma con una certa attenzione per il misticismo e le storie dell’Antico Testamento. “Le Vergini savie e le Vergini stolte” di Giulio Aristide Sartorio è un meraviglioso trittico in perfetto stile medievale che mostra come soltanto alle spose che hanno tenuto accesa la fiaccola per il loro futuro marito sia aperta la porta verso i piaceri del matrimonio. Accanto vi è “L’offerta (Il miracolo delle rose)” di Wilhelm List, dalla solenne sacralità e dall’aurea bellezza.
Non sono molte, però, le donne angelicate. Il Simbolismo, infatti, è la corrente che consacra la femme fatale, qui alla mostra declinata nelle sue mille sfaccettature. La ritroviamo come Eva, simbolo de “Il peccato” nell’opera manifesto di Franz von Stuck, come ghepardo in agguato, come ci mostra la locandina “Carezze (L’Arte)” di Fernand Khnopff. Nella mitologia è un’affascinante sirena che ammalia i marinai e li trascina in fondo al mare, come vediamo ne “La sirena” di Sartorio o in “Tritone e Nereide” di Max Klinger. Secondo Félicien Rops è la Fortuna guidata dalla lussuria, mentre Giovanni Segantini la rende una dea dai capelli rossi.
E nonostante si incontrino molti capolavori inquietanti come “Lucifero” di Franz von Stuck o una copia di Arnold Böcklin de “L’isola dei morti”, c’è anche spazio per le coppie felici, come quella de “L’amore alla fonte della vita” di Segantini o de “L’Amore” di Galileo Chini che riprende il “Bacio” di Klimt.
Fino al 5 giugno si ha la possibilità di visitare un’esposizione assolutamente da non perdere che celebra grandi opere di artisti europei e italiani. Ideale sia per gli appassionati, che ritroveranno altri noti autori come Previati, Bistolfi, Redon e opere meravigliose, sia per chi vuole immergersi in qualcosa di diverso dai soliti Impressionisti. Non potrete non rimanere senza fiato, sospesi tra sogno e meditazione.