Dopo il sold-out dello scorso anno a Trezzo sull’Adda (MI), i Deftones sono tornati in Italia il 21 aprile per promuovere il nuovo disco, Gore, con un tour inizialmente europeo che sfocerà poi in diverse città statunitensi.
Questa volta è stato scelto il Fabrique per ospitare il concerto: location piuttosto ampia e adeguata ad accogliere i (non pochi) seguaci del gruppo, che hanno dimostrato un entusiasmo travolgente.
Neanche questa volta la band ha deluso i fan: grazie alle sonorità innovative e sperimentali sviluppate nel corso della loro carriera, i Deftones hanno dato luce ad un album interessante quanto quelli precedenti. Gore spazia infatti da un sound più aggressivo come nel brano Doomed User che potrebbe ricordare i lavori precedenti, ad uno più leggero ma non banale come Phantom Bride, evidenziando ancora una volta l’originalità e il duro impegno del gruppo. Trovandosi infatti sulla scena dal 1988 hanno potuto sperimentare generi svariati, partendo dal nu metal più puro con Adrenaline (ed essendo i pionieri del genere, insieme ai Korn) e arrivando a forti influenze di musica elettronica, specialmente con gli ultimi dischi. Tutto ciò grazie soprattutto all’inventiva del loro leader e cantante, Chino Moreno, fondatore di tre side-projects: Team Sleep, Palms e Crosses, che spaziano dall’alternative rock a generi ben differenti come il dream pop e la dark wave.
“Nelle liriche dei nostri brani non va necessariamente cercato un significato concreto” spiega Chino, “anzi, spesso sono riferite puramente a concetti astratti, visuali”. Quanto afferma si può notare da sempre, ma in modo particolare negli ultimi loro album e nei loro titoli (Koi no Yokan(2012) è un’espressione giapponese non traducibile che fa riferimento al “colpo di fulmine”, anche se sarebbe più corretto tradurlo come “presagio di un amore”).
Il concerto è stato una pura scarica di adrenalina: ad aprirlo come gruppo spalla sono stati gli Skyharbor, band indiano-americana progressive metal nata nel 2010 che ricorda lontanamente lo stile dei Deftones nonostante la distanza tra i loro generi, i quali sono stati fondamentali per riscaldare il pubblico.
Una volta iniziato il concerto, il primo brano è stato quello di apertura del nuovo album, Prayers/Triangles, proseguendo e andando a ritroso con i lavori precedenti. Tutti i fan sono stati accontentati: sono stati suonati sia i brani più recenti che quelli degli anni ’90 e, naturalmente, anche quelli più famosi e apprezzati.
La band, insomma, è stata all’altezza dei loro show precedenti, sia tecnicamente che a livello di intrattenimento e ha regalato al pubblico grandi emozioni come sempre.