Steve Hackett incanta Milano. La recensione del concerto

Steve Hackett a Milano

Steve Hackett – Lunedì sera all’Estathé Market Sound di Milano qualche migliaio di fans di Steve Hackett, leggendario chitarrista dei Genesis, ha potuto riascoltare numerosi brani che Steve ha composto ed eseguito sia durante la sua permanenza (durata dal 1970 al 1977) nel gruppo tra i più importanti della storia del rock, sia come chitarrista solista.

Hackett e gli altri quattro musicisti sul palco (Roger King (tastiere), Rob Townshend (fiati e percussioni), Roine Stolte (basso) Gary O’Toole (percussioni) per circa 3 ore hanno eseguito, anche reinterpretandoli, molti dei pezzi più famosi dei Genesis e dello stesso Steve Hackett, dal suo primo album “The Voyage of the Acolyte” , pubblicato nel 1975, quando il chitarrista componeva e suonava gli splendidi pezzi per chitarra acustica e elettrica nel gruppo di “alternative rock” tra più amati degli anni 70, fino all’album “Wolflight“, pubblicato alla fine dello scorso marzo a 40 anni dal suo primo lavoro da solista.

Imperdibile, dunque, il concerto: dopo alcuni brani del suo ultimo album Wolflight e un saluto (“Ciao Milano!“Sono contento di essere qui…”, ha detto …”) , ecco le note di “Every day”, uno dei più bei brani dell’album “Spectral Mornings” del 1979, cui sono seguiti brani magistralmente eseguiti, tratti sia da “Voyage of the Acolyte” che da altri suoi dischi:,”Please don’t Touch”, “Spectral Mornings” e “Defector”.
L’orecchio fino degli appassionati presenti avrà certamente notato come la splendida “Loving Sea”, dell’album “Wolflighrt”, suonata da Hackett con chitarra a 12 corde, cimbali e poco altro e cantata a tre voci , ricordi nelle sonorità e negli arrangiamenti “More fool me”, delicatissimo brano che chiudeva il lato A (amanti dei Genesis al vinile, ve la ricordate?) di “Selling England by the Pound”.

Ma l’impronta iniziale del concerto è certamente cambiata quando ai cinque si è unito il cantante Nad Sylvan, la cui voce solista ha riproposto le sonorità prevalenti tipiche di Phil Collins e Peter Gabriel, intercalate dai brani dei lavori di Steve Hackett in un mix di diversi generi, con duetti chitarra/sax che hanno richiamato, anche se per una manciata di secondi, scale orientaleggianti, jazz e il rap.
La seconda parte del concerto è stata quasi interamente improntata al miglior repertorio dei Genesis degli anni ’70, con brani quali “Get ’em Out by Friday” “After the Ordeal”, “Aisle of Plenty” e “Cinema Show”, “Selling England by the Pound”, “The Lamb Lies Down on Broadway” e “The Musical Box”, a tratti riarrangiati per l’occasione ma che hanno conservato l’anima” originale, evidenziando l’indiscutibile sensibilità e tecnica musicale di tutti i performers.
Una serata veramente difficile da dimenticare: merito, anche, dei quasi 10 minuti di “Firth of Fifth”, a chiusura di questa prima tappa del nuovo tour mondiale che Hackett ha voluto regalare ai suoi fan, dopo il Genesis Revisited Tour del 2013 e 2014.