E’ arrivata la notizia che nessuno voleva sentire. Si è trovato il corpo di Giacomo Sartori, 30enne tecnico informatico, scomparso nella notte tra venerdì 17 settembre e sabato 18 settembre a Milano.
Il cadavere del ragazzo è stato rinvenuto a Casorate Primo, vicino al luogo dove si trovava anche la sua macchina. Il corpo ritrovato impiccato a un cavo elettrico. L’ipotesi più accreditata è quella di un “gesto autolesivo”.
All’interno i carabinieri hanno trovato solo la ricevuta del mancato pagamento dell’autostrada da Milano a Binasco.
Giacomo Sartori: le ultime ore prima della scomparsa
In queste ore iniziano ad emergere alcuni dettagli sulla scomparsa del giovane, utili per un eventuale avvistamento.
Si troverebbe alla guida di una Volkswagen Polo di colore grigio scuro, l’auto aziendale targata GF 905 VY, mai stata trovata.
I familiari hanno sporto denuncia alla Questura di Belluno, anche se le ricerche si stanno concentrando nella zona milanese.
Venerdì sera Giacomo, tra le 21 e le 22, si trovava in compagnia di alcuni amici quando si è accorto di aver subito il furto del suo zaino.
La circostanza del furto è stata confermata dai gestori del locale.
Il mistero di quella sera
Resta da chiarire perchè il ragazzo fosse in quella zona mai frequentata e dove non risultano amici o contatti.
Nella macchina si è trovata la ricevuta del mancato pagamento dell’autostrada A7, percorsa per raggiungere Casorate Primo.
31 chilometri percorsitra le 2 e le 2.20, senza documenti e soldi.
Una delle ipotesi vagliate dagli inquirenti è che Giacomo stesse seguendo il tracciato del telefono rubato nello zaino grazie ad una app utile per la geolocalizzazione.
Si pensa anche a un atto di autolesionismo, seguito dal suicidio del giovane
Gli approfondimenti e le indagini proseguiranno per stabilire la causa del decesso e ricostruire l’accaduto.
Le ultime dichiarazioni della famiglia
“Non si è mai allontanato e non aveva motivi per farlo. Giacomo non è fidanzato, frequentava gli amici e a Milano abita nella zona di via Solari“, spiegano i genitori.
Tommaso, fratello di Giacomo, è apparso molto scosso: “Giacomo non si sarebbe mai allontanato. Era triste per il furto dello zaino, con il portafoglio, i documenti e il pc di lavoro. Era già successo mesi fa, quando gli avevano sfondato il vetro dell’auto parcheggiata per rubarlo. Probabilmente lo avevano visto mentre lo metteva nel bagagliaio”.
“Ha con sé il cellulare, ma è sempre spento: l’anomalia è che la carta di credito non risulta bloccata. È una persona molto attenta e conosce perfettamente le modalità per bloccarla, però non lo ha fatto”, continua il fratello.