Continuano i colpi di scena in merito alla vicenda di Nada Cella, la 25enne uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996, nell’ufficio del commercialista Marco Soracco per il quale lavorava.
Si è da poco diffusa la notizia del sequestro, da parte della squadra mobile di Genova, del motorino appartenente a Annalucia Cecere.
La donna, un’ex insegnante, risulta essere la principale indagata per l’omicidio della ragazza.
La polizia scientifica userà il luminol e farà analisi tecniche sul mezzo, custodito in un autosoccorso di Cuneo.
Nada Cella e le analisi sullo scooter
All’epoca del delitto un testimone ha raccontato di aver visto, dopo la morte di Nada, la Cecere mentre andava via sul motorino.
Gli investigatori, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e da Gabriella Dotto, ritengono che sul mezzo potrebbero esserci tracce di sangue e di Dna di Nada Cella.
La Procura ha anche incaricato Emiliano Giardina, il professore dell’Ignoto 1 di Yara Gambirasio, di estrarre e comparare il Dna trovato in vari reperti.
Tra gli indagati risultano anche il commercialista Marco Soracco e la madre.
L’accusa è di false dichiarazioni al pm per avere mentito sui reali rapporti tra l’uomo e la Cecere.
La sera dell’omicidio
Marco Soracco, entrando nel suo studio il 6 maggio 1996, ha trovato il corpo di Nada Cella in un bagno di sangue, con il cranio sfondato.
L’uomo ha immediatamente chiamato la Polizia e subito dopo la madre, che abitava al piano superiore quello dell’ufficio.
Nada venne portata all’ospedale di Lavagna e poi trasferita a quello di San Martino, dove morì in rianimazione.
Gli accertamenti dimostrarono che Nada Cella fu picchiata, sbattuta contro un muro e poi colpita alla testa con un oggetto pesante, mai ritrovato, che le aveva fratturato il cranio.
Le indagini furono difficili fin dall’inizio per diversi errori commessi.
Ad esempio la scena del crimine alterata dai soccorritori e dalla madre di Saracco, che ripulì l’ingresso dello studio e le scale.
Le parole della madre di Nada
“Fiducia nella giustizia e speriamo che finalmente la verità venga a galla”, ha dichiarato Silvana Smaniotto, mamma di Nada Cella.
La donna ha aggiunto: “Siamo contenti di questa svolta dovuta principalmente al decisivo interessamento della criminologa Antonella Delfino Pesci che con le sue intuizioni ha convinto la Procura a riaprire il caso. Ci speravamo vista l’accuratezza con la quale la dottoressa Gabriella Dotto ha lavorato per individuare e incriminare finalmente un possibile autore dell’efferato delitto“.