È partita nel migliore dei modi l’avventura della Serie Tv “Il nome della Rosa”, tratta dall’omonimo best-seller di Umberto Eco. La fiction diretta Giacomo Battiato ha infatti stravinto la sfida degli ascolti Tv di lunedì 4 marzo, raccogliendo dinanzi ai teleschermi 6.501.000 spettatori pari ad uno share del 27,4%. Niente da fare per “L’Isola dei Famosi” che, invece, non è riuscita nemmeno a toccare i 3 milioni di contatti, per uno share che si è assestato al 16.9%.
Il successo della mini-serie targata Raiuno è stato sancito anche dal mondo dei social network dove, fin dalle battute iniziali della prima puntata, il pubblico ha iniziato a commentare le varie sequenze tra confronti con il romanzo o con il film del 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud, senza dimenticare di sottolineare incredibili collegamenti fra i temi proposti dalla storia nata dal genio di Umberto Eco e l’attualità. Partendo da quest’aspetto, su Twitter diversi utenti hanno voluto mettere in risalto come l’Italia del 1327, in cui regnavano l’odio e l’ignoranza alle quali contrapporre la conoscenza e il sapere, sia apparsa simile a quella di oggi.
Qualche spettatore è andato ancora oltre con la sua interpretazione, ricordando che, ora come allora, si sogna un mondo migliore, libero da governanti senza scrupoli che puntano a raggiungere i propri scopi senza curarsi delle necessità del popolo. Non sono mancati messaggi contro ogni forma di guerra e contro il ricorso alle armi che di certo non potrà mai salvare il mondo dalla violenza e dai soprusi.
Per quanto riguarda il lavoro della produzione, il pubblico ha applaudito non solo la regia di Giacomo Battiato, ma anche la cura maniacale nei dettagli, i costumi, le atmosfere tenebrose e notturne e le espressioni dei monaci che ricalcano appieno il clima corrotto che serpeggia nell’abbazia. Anche se c’è stato chi puntualmente ha postato una fotografia di Sean Connery nei panni di Guglielmo da Baskerville nella pellicola degli anni ’80, è comunque stata accolta positivamente l’interpretazione di John Turturro, ma anche quelle di Rupert Everett, Fabrizio Bentivoglio e Alessio Boni. Ben calato nel personaggio pure Stefano Fresi, praticamente irriconoscibile dalle ore di trucco che ha dovuto sostenere per portare sul piccolo schermo il deforme Salvatore che non si è esentato dal pronunciare l’ammonimento tormentone di romanzo e film: “Penitenziàgite!”.
Tra le critiche che sono giunte sulla versione televisiva de “Il nome della Rosa”, un’atmosfera che ricordava troppo “Game of Thrones” piuttosto che il grottesco, la profonda tensione e le scene thriller del libro e della pellicola cinematografica. Anche le capigliature dei monaci hanno fatto un po’ storcere il naso perché apparse troppo e irrealisticamente curate. Bene, invece, le battute dei vari personaggi che, in numerose occasioni, hanno rispettato fedelmente quelle presenti nel romanzo di Eco.
Patrizia Gallina