Iran – Si è conclusa in tragedia la storia di Reyhaneh Jabbari, 26enne iraniana giustiziata oggi nel carcere di Teheran, dove era segregata dal 2009. La donna è stata accusata dell’omicidio del suo stupratore, Morteza Abdolali Sarbandi: il fatto è stato da sempre confermato e rivendicato dalla ragazza stessa come legittima difesa di fronte ad un barbaro tentativo di stupro. A nulla è valsa la mobilitazione generale e i numerosi appelli rivolti in favore di Reyhaneh da parte di Amnesty International, dell’Onu e del Papa.
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LA STORIA – L’arresto di Reyhaneh Jabbari risale al 2007: la ragazza, allora 17enne, viene accusata dell’omicidio di Morteza Abdolali Sarbandi. L’uomo, un ex agente dei servizi segreti iraniani, l’avrebbe condotta nel proprio studio per offrirle un posto di lavoro, ma è solo un pretesto per abusare di lei. Il tentato abuso fallisce ed il giorno seguente la ragazza si vendica uccidendo il suo potenziale stupratore. Reyhaneh viene arrestata ed ha inizio un lungo processo penale (viziato tra l’altro da molte irregolarità secondo il Commissario per i diritti umani dell’Onu) che porta nel 2009 alla sentenza definitiva: la ragazza viene condannata a morte.
Soltanto il perdono da parte della famiglia della vittima avrebbe potuto salvare Reyhaneh dalla pena capitale. Tuttavia, il figlio di Morteza ha preteso che la ragazza negasse di aver subito un tentativo di stupro per poter ottenere il suo perdono, cosa che Reyhaneh si è sin da subito rifiutata di fare. Dalla sentenza definitiva sono passati cinque anni: giorni di speranza, suppliche, appelli internazionali, richiami al buon senso. Un segnale incoraggiante si è avuto con il rinvio dell’esecuzione, inizialmente fissata per il 30 settembre. Tuttavia, la speranza in un gesto di clemenza da parte dello stato Iraniano è svanita oggi: Reyhaneh Jabbari è stata impiccata nella prigione di Teheran.
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LE REAZIONI DALL’ITALIA– Un’ondata di indignazione ha accompagnato la notizia dell’esecuzione di Reyhaneh. In Italia, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha aperto il congresso della Leopolda chiedendo un minuto di silenzio per la giovane iraniana. Anche il Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha espresso il suo cordoglio: “L’uccisione di Reyhaneh è un dolore profondissimo. Avevamo sperato tutti che la mobilitazione internazionale potesse salvare la vita di una ragazza che invece è vittima due volte, prima del suo stupratore poi di un sistema che non ha ascoltato i tanti appelli. Eppure, la difesa dei diritti umani e l’abolizione della pena di morte sono battaglie fondamentali che l’Italia non rinuncerà mai a portare avanti in tutte le sedi”.