Medico piange la morte del suo paziente 19enne: dolore in rete

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Una sagoma bianca, nella notte, china e sofferente. Un’immagine che ha sconvolto, commosso e risvegliato l’opinione pubblica nel Mondo e le intere coscienze di chi, per passione e professione, salva delle vite. Perchè il medico è prima di tutto un essere umano, ben lontano dalle patinate immagini che i più famosi “medical drama” sono solite inculcarci, ma fortunatamente anche distante dal prototipo di uomo duro, tutto d’un pezzo, incapace di provare empatia nei confronti dei propri pazienti.

Siamo in California, presso il Pronto Soccorso del locale ospedale. Un uomo, un medico, lascia la corsia dopo aver “perso” un paziente. E’ una tragica routine, quella di veder morire sotto i propri occhi una persona, una spiacevole abitudine alla quale ogni componente del personale sanitario di un ospedale dovrebbe essere abituato e che, dunque, dovrebbe saper gestire con lucidità e sangue freddo. Qualcosa, però, ha innescato la reazione del medico californiano, incapace di reggere una situazione che ha messo a dura prova la sua sfera emotiva.
Il medico del Pronto Soccorso californiano ha appena visto spirare sotto i propri occhi un ragazzo di appena 19 anni. Un dolore troppo grande da reprimere dentro, che ha spinto il dottore a scappare via, a rifugiarsi vicino ad un muretto e, senza remore, a lasciarsi andare in un affranto pianto “liberatorio”. Troppa la sofferenza per quella giovane vita che non era riuscito a salvare, troppo il cordoglio nei confronti dei familiari del ragazzo. Un’immagine che ha colpito un paramedico a tal punto da volerla “immortalare” e rendere nota al Mondo attraverso il web. Queste le stringate ma emozionanti parole che accompagnano lo scatto, postato sul social news Reddit: “Anche se questo è un evento comune nel nostro lavoro, i pazienti che perdiamo sono tipicamente anziani, malati, o una combinazione delle due cose. Il paziente che e’ morto aveva 19 anni e per lui era una di quelle chiamate che a volte riceviamo e che per questo ti colpiscono”.

L’immagine, che ha contato in brevissimo tempo numerose condivisioni, ha commosso tutto il globo, accendendo i riflettori sulla sfera “umana” del medico, un piccolo “tesoro” che non tutti i pazienti hanno avuto l’onore di scorgere nel proprio medico di fiducia. “Io so esattamente come si sente il dottore nella foto – ha commentato un collega, anch’egli statunitense, del medico dal cuore d’oro – Nonostante l’immagine mostri un momento buio mi fa davvero sentire più felice della mia scelta di carriera“. Anche nel Bel Paese la fotografia del medico in lacrime per la morte del suo giovanissimo paziente è stata condivisa, twittata e commentata: la maggior parte degli internauti italiani non ha potuto fare a meno di raffrontare la reazione del dottore californiano con quella del personale sanitario nostrano, che al contrario ha mostrato cinismo e freddezza anche durante i più tragici casi di malasanità. Quanto incide, però, l’empatia tra medico e paziente sull’efficienza ospedaliera? “Il medico che non piange, che non partecipa nei limiti del possibile al dolore di una famiglia, e’ un medico che di li a poco viene bruciato – sostiene Corrado Cecchetti, Primario dell’area rossa del Dipartimento di Emergenza del Bambino Gesù – L’aspetto emotivo e’ prezioso e non bisogna avere paura di vivere con il paziente, che nel nostro caso e’ un bambino, un ragazzo, momenti di normalità, di gioco, accarezzarlo, anche di la’ dell’emergenza vera e propria”. Se il dolore provato dal medico è però insormontabile, non bisogna lasciarsi andare perchè, come spiega sempre Cecchetti, “E’ importante pensare con entusiasmo e tenacia al prossimo paziente ed e’ essenziale, inoltre, proteggere la propria famiglia dal dolore, non portarlo a casa soprattutto se si hanno figli”. Intanto, mentre la Terra “ammira” l’umanità del medico californiano, la speranza è che alcuni dei suoi colleghi americani e non solo si lascino “contagiare” dal suo lancinante e al contempo commovente dolore.