Due donne di 26 anni hanno scoperto, grazie a delle fotografie su Facebook, una cosa incredibile: le due, nate a 11 minuti di distanza una dall’altra, nella stessa sala operatoria dello stesso ospedale in Puglia, sono state inspiegabilmente scambiate dagli infermieri nelle culle. Ora le due donne chiedono un risarcimento danni per un totale 14 milioni di euro alla Regione Puglia e Asl Bari dinanzi ai tribunali civili di Trani e Bari.
La vicenda ha avuto inizio il 22 giugno 1989, nell’ospedale di Canosa, dove, con un parto cesareo, sono nate Antonella e Lorena. Per 23 anni le due donne hanno creduto di essere figlie rispettivamente di Loreta e Caterina. Antonella ha avuto un’infanzia difficile, la sua famiglia era talmente povera che a volte non aveva nulla da mangiare. La madre ha abbandonato figlia e marito per trasferirsi a Torino con un altro uomo e il padre, scaricando la colpa dell’accaduto sulla piccola, la picchiava finché Antonella e i fratelli sono finiti in un istituto. Antonella è stata adottata solo nel 2008. Anche Lorena ha avuto una vita difficile perché non ha mai costruito un rapporto con quelli che credeva essere i suoi genitori, tanto che, non appena 18enne ha lasciato la famiglia e sposato un uomo che i genitori disapprovavano.
L’estate del 2012 segna una svolta importante e decisiva nella vita delle due donne. Caterina, madre di Lorena, entra in possesso di una foto presa da Facebook che mostra Antonella e la sorella e nota subito la somiglianza tra Antonella e Lorena. I primi sospetti ricevono una conferma quando a gennaio 2013 i genitori di Lorena fanno un test del DNA che rivela il terribile errore: 23 anni prima, qualcuno aveva scambiato le bambine nelle culle.
L’incredibile vicenda è stata presentata ai due tribunali di Trani e Bari. Antonella, i genitori biologici e il fratello, con l’avvocato Salvatore Pasquadibisceglie, citano in giudizio la Regione Puglia, l’Asl Bari e Bat e chiedono un risarcimento di 9 milioni di euro (3 milioni per Antonella e 4 milioni per i familiari). Lorena invece, rappresentata dall’avvocato Di Feo, ha avviato un procedimento contro l’Asl Bari chiedendo un risarcimento di 5 milioni di euro.