“Rompi il silenzio”: la campagna choc di Palombo per le donne

Rompi il silenzio

“La vita può essere una favola se rompi il silenzio”: una campagna forte, decisamente choccante, realizzata da un fotografo ed ex stilista che dello suscitare impressione nell’opinione pubblica ha fatto il suo marchio di fabbrica. Lo choc utilizzato a fin di bene quello dell’artista ed attivista aleXsandro Palombo che, dopo aver mostrato al Mondo l’anno scorso le sue opere che ritraevano le principesse Disney vittime della violenza domestica, quest’anno ha deciso di fornire il suo personale contributo alla lotta contro le violenze sulle donne con la suggestiva campagna “Rompi il silenzio”.

Dalla star di Hollywood Angelina Jolie alla ex maghetta di “Harry Potter” Emma Watson, numerose sono state le celebrità che hanno prestato il loro volto all’importantissima causa di “Rompi il silenzio”. I loro visi quasi perfetti sono stati letteralmente tumefatti da Palombo: lividi, occhi neri, graffi hanno riempito i volti “noti” di  Kim Kardashian, Madonna, Gwyneth Paltrow e Miley Cyrus, mostrando come nessuna donna è virtualmente esente dalla violenza. Tacere su tali soprusi, poi, non aiuta la vittima di tali brutalità. Anzi.

“La violenza domestica è un cancro sociale che non conosce confini né status sociali, può colpire chiunque, che tu sia una persona comune o una celebrità – ha spiegato l’artista aleXsandro Palombo – Per sconfiggerlo bisogna usare l’antidoto della cultura, educando e sensibilizzando i giovani al rispetto e alla parità”. Altra arma da utilizzare nell’annosa lotta alle violenze sulle donne è, appunto, la rottura di quel silenzio rivelatosi, spesso, letale per il gentil sesso. “Il più grande complice della violenza domestica è il silenzio, un silenzio che ogni anno è capace di uccidere o causare invalidità permanenti più di quanto possano fare malattie e incidenti – sottolinea Palombo, spiegando il senso della sua campagna choc – Con qualsiasi mezzo ognuno di noi ha il dovere di fare la propria parte per contribuire alla sensibilizzazione e al cambiamento“. E il primo mezzo per cambiare la vita d’inferno vissuta da tante, troppe donne nel Mondo è, appunto, la parola.