Enrico Zenatti

Enrico Zenatti e il sospetto che sia il serial killer di Mantova

Enrico Zenatti da tre mesi si trova in carcere con l’accusa di aver ucciso sua suocera, la signora Anna Turina di 73 anni, mamma di sua moglie Mara, che ha scelto il silenzio.
La moglie di Zenatti non parla, non accusa il marito ma nemmeno lo difende.
Eppure, quel 9 dicembre del 2021, mentre sua mamma veniva assassinata in casa, morendo dissanguata, lei era presente.
L’accusa, però, la considera estranea ai fatti, indicando come unico responsabile proprio Zenatti.
L’uomo è inoltre accusato di essere un serial killer, con l’accusa di aver ucciso anche due prostitute, nel 2003 e nel 2004.

Enrico Zenatti: quello che sappiamo

Quando la Polizia si mise sulle tracce di Enrico Zenatti, accusato di aver ucciso le due prostitute (Jolanda Holgun Garcia e Luciana Lino De Jesus), l’uomo si diede alla fuga.
Mara Savoia, sua moglie, riuscì a fornirgli diversi finti alibi, sostenendo così la sua fuga.
Catturato, incriminato, condannato e poi assolto in via definitiva per l’omicidio delle prostitute, con una delle quali pare avesse una relazione.
Passati tre anni in carcere, liberato dopo la Cassazione, perdonato dalla moglie, con la quale ha avuto due figli, Zenatti tornò a Malavicina.
Lavorava nel negozio di famiglia davanti alla chiesa e spesso portava anche la spesa nelle corti della zona.
Un uomo impegnato in attività sociali, come ad esempio il soccorso con la protezione civile ad Amatrice dopo il terremoto. Una persona insospettabile, fino a giovedì 9 dicembre 2021.

L’omicidio della suocera

Tante le ombre sul delitto di Anna Turina a Roverbella: delitto d’impeto, vendetta familiare, l’ennesimo colpo di una serial killer, quale era considerato Zenatti.
Tra lui e la suocera sembra ci fosse astio, soprattutto per l’ingombrante passato di lui.
Zenatti, quel giorno, si trovava sul luogo del delitto, lui stesso ha ammesso la circostanza: “Ero stato da mia suocera per prendere una bottiglia” .
Poi è rimasto solo con Anna mentre la moglie Mara e il cognato Paolo erano corsi fuori a chiedere aiuto. La difesa sottolinea che non ci sono né movente né arma del delitto, ragioni per cui si potrebbe presentare la richiesta del riesame.