USA – Una morte tragica e priva di senso quella del piccolo Zamair, bimbo di appena 4 anni ucciso in modo brutale dalla madre lo scorso mercoledì nella loro abitazione a Brooklyn. La donna, Zarah Coombs, 26 anni, lo ha picchiato a morte perché aveva fatto cadere un uovo e poi lo ha lasciato in un bidone. Inutili i soccorsi: il piccolo è morto in ospedale dopo poche ore a causa delle gravi lesioni riportate. L’omicidio però non sembra una “novità” nella famiglia di Zamair: nel 2013, il padre Bahsid McLean, decapitò la propria madre scattandosi poi un selfie con la sua testa.
Secondo la ricostruzione, la donna si trovava in casa con 3 dei suoi 4 figli, tra cui Zamair. Il piccolo aveva un uovo in mano che poi gli è sfuggito e si è rotto. Una scena che, inspiegabilmente, ha scatenato nella madre una furia omicida che l’ha spinta a picchiarlo violentemente con un manico di scopa. Solo quando si è accorta che il bimbo aveva smesso di respirare, la 26enne si è fermata e, in preda al panico, ha messo il corpicino in un bidone lasciandolo in bagno in attesa dell’arrivo del compagno, Jamari Richardson. L’uomo ha subito tentato di rianimare il piccolo con un massaggio cardiaco e ha avvertito i soccorsi, ma quando i medici sono arrivati le condizioni di Zamair erano disperate: non respirava e aveva anche la bava alla bocca. Nonostante la corsa al Brookdale University Hospital, il bimbo è stato dichiarato morto 5 ore dopo il ricovero. “Ho assistito alla scena dei soccorsi – ha raccontato Ray Moore, vicino di casa 18enne – Zarah era come disinteressata, non mostrava alcun rimorso”.
Era il 2013 quando il padre di Zamair decapitò, smembrò e infilzò il corpo della propria madre, Tanya Byrd. Dopo l’omicidio, l’uomo mise i pezzi nei sacchetti della spazzatura tenendo la testa come “trofeo”, scattandosi un selfie mentre la reggeva. “Sapevamo che era un poco di buono – dichiararono i familiari – ma non pensavamo potesse arrivare a tanto”. Tutta la famiglia si strinse attorno alla moglie Zarah e al bimbo della coppia, supportando la donna come avevano fatto dal giorno in cui la conobbero. “Eravamo contro il loro matrimonio – ha raccontato Cassandra McLean-Smith, sorella di Tanya e zia di Bashid – Non eravamo contro di lei ma contro di lui: era un bullo, non lavorava e si faceva mantenere dalla madre”. Dopo quella tragica vicenda, che potrebbe aver lasciato un segno nella donna molto più profondo di quanto si pensasse, Zarah decise di cambiare nome e di chiedere il divorzio. A distanza di pochi anni però è tornata al centro di un’indagine per omicidio ma stavolta non come “vittima” ma come carnefice del proprio bimbo. “È assurdo – continua Cassandra – Un ragazzo uccide sua madre e poi sua moglie uccide suo figlio. Dove stiamo andando?”.