Covid19

Covid19: un gene di Neanderthal protegge l’uomo dal contagio

Identificata una variante genetica specifica che protegge da infezione grave da Covid19.
Lo hanno rilevato i ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia a capo di uno studio internazionale con i risultati pubblicati sulla rivista Nature Genetics.
Questo nuovo segmento di Dna proviene dall’eredità dei Neanderthal e si trova in circa la metà delle persone al di fuori dell’Africa.
Questa parte di Dna è però ricca di numerose varianti genetiche.
Quindi è difficile individuare l’esatta variante che potrebbe prevenire la forma grave della malattia.

Covid19: la nuova scoperta

Una parte di questa regione del Dna è uguale nelle persone africane ma anche nei cittadini europei.
I ricercatori hanno scoperto che gli individui di origine prevalentemente africana avevano la stessa protezione di quelli di origine europea.
Jennifer Huffman, Autrice dello studio e ricercatrice presso il Boston Healthcare System negli Stati Uniti, afferma: “Il fatto che gli individui di origine africana avessero la stessa protezione ci ha permesso di identificare la variante unica nel Dna che protegge dall’infezione da Covid-19“.
Il fatto che stiamo iniziando a comprendere meglio i fattori di rischio genetici è la chiave per lo sviluppo di nuovi farmaci contro il Covid-19“, afferma Brent Richards, ricercatore e professore.

Gli studi recenti

Le precedenti ricerche, eseguite dai genetisti del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipzia, hanno rivelato l’esistenza di un’area del cromosoma 12 associata al rischio di sviluppare forme severe di Covid19.
Un incrocio avvenuto con gli antichi parenti, i Neanderthal, nei 50mila anni in cui sono vissuti in Europa prima della loro estinzione.
Gli incroci tra Sapiens e Neanderthal sono avvenuti in Europa e in Asia, e i loro geni hanno vissuto nelle popolazioni africane.
Da qui gli autori del nuovo studio hanno intuito che se anche le persone di origine africana possedessero la variante genica che protegge dal Covid, per individuarla basterebbe comparare i geni presenti sul loro cromosoma 12 con quelli presenti nel genoma degli europei.
Una variante del gene Oas1 conosciuta con la sigla rs10774671 che codifica per la produzione di una proteina più lunga rispetto al normale.
Proprio questa differenza di lunghezza sembrerebbe la chiave per la sua maggiore efficacia.