Bambini selvaggi

Bambini selvaggi: le storie vere dei ragazzi cresciuti dagli animali

Parliamo di bambini selvaggi, abbandonati o persi dalle famiglie in luoghi sperduti. Sono molte le storie vere di questi ragazzi, avvistati o ritrovati dopo anni, vivi ma cambiati per sempre. Spesso incapaci di parlare, di camminare eretti, di interagire con le persone. Inevitabilmente trasformati e più simili ad animali che a umani: si arrampicano sugli alberi, ululano o mangiano cibi crudi, completamente nudi. Difficile da pensare che bambini di soli due anni possano essere sopravvissuti in una foresta sperduta, eppure i casi registrati sono più di cento. Ad aumentare le probabilità di sopravvivenza, spesso, sono stati gli animali, che hanno “adottato” questi cuccioli d’uomo, li hanno nutriti e resi parte del proprio branco. L’inoffensività visibile di un bambino, goffo nel muoversi, con proporzioni del corpo poco adatte a scatti fulminei, è probabilmente una delle ragioni che spingono alcuni animali allo stato brado a prendersi cura, piuttosto che attaccare, questi bambini. 

Bambini selvaggi, la storia di Amala e Kamala

La storia di Amala e Kamala rappresenta uno dei più noti casi di bambini selvaggi. Le due bambine vennero ritrovate nel 1920 dal reverendo Joseph Singh, missionario in India. Bambini selvaggi: Amala e KamalaAvevano 8 e 12 anni e vivevano con un branco di lupi. Il reverendo le fece catturare quando erano sole in una grotta. Amala e Kamala camminavano a quattro zampe, si muovevano velocissime e avevano gli arti superiori sovrasviluppati. Le bambine non parlavano, ringhiavano e si nutrivano solamente di carne cruda. Durante la notte si rannicchiavano l’una contro l’altra e ululavano.

Pochi anni dopo il ritorno alla civiltà, però, morirono entrambe. Amala nel 1921, per un’infezione ai reni e Kamala nel 1929, di tubercolosi. 

Oxana Malaya

La seconda storia di bambini selvaggi è quella di Oxana Malaya, una vicenda tragica che mostra uno spaccato di realtà che fa riflettere. Siamo nell’Ucraina degli anni ’80, una nazione poverissima e con importanti problemi sociali. Oxana era figlia di genitori alcolizzati e incuranti: all’età di 3 anni, i genitori senza accorgersene la chiusero fuori di casa. Bambini selvaggi, Oxana MalayaLa piccola, per ripararsi dal freddo, andò nei boschi e venne “adottata” da un branco di lupi.

Quando venne ritrovata, dopo cinque anni, non era più in grado di comunicare, ringhiava e correva a quattro zampe. Venne catturata da un cacciatore che la riconsegnò alla famiglia d’origine. I genitori la legarono con una catena in giardino e non si curarono di lei. La piccola venne ancora una volta salvata dagli animali: alcuni cani iniziarono a proteggerla, stringendosi attorno a lei per difenderla e darle calore. Oxana si comportava esattamente come loro, guaiva piuttosto che piangere e abbaiava. Alcuni anni dopo gli assistenti sociali la prelevarono e la portarono in un orfanotrofio, ma la ragazza non riuscì mai realmente a integrarsi nella società.

Il bambino gazzella

Questa storia si distingue dalle altre. Molti dei bambini selvaggi riportati alla socialità, infatti, hanno avuto grossi problemi The Syrian Gazelle Boy Jean-Claude Auger, an... - 616a integrarsi o, addirittura a sopravvivere. Il bambino gazzella è l’unico caso documentato di enfant sauvage osservato da lontano e lasciato nel suo ambiente. Venne avvistato la prima volta nel Sahara Spagnolo nel 1960 in un branco di gazzelle, da uno studioso francese di nome Jean Claude Armen,

Il ricercatore lo osservò per molto tempo, notando che il ragazzo aveva un rapporto preferenziale con una gazzella con la quale si scambiava effusioni molto spesso, che identificò come la “madre“. Armen tornò più volte a osservare il ragazzo. Fu stupito di trovarlo cresciuto e in ottima salute, perfettamente integrato nel branco. 

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