Si dice che le bugie hanno le gambe corte quindi, in tempi più o meno brevi, la verità emerge sempre. Ma in certe occasioni è fortemente sconsigliato farlo. Secondo gli esperti, mentire durante un colloquio di lavoro è controproducente perché si viene smascherati in meno di un minuto. A volte a fare la differenza tra un’assunzione e un rifiuto è proprio l’onestà con cui si affronta l’incontro. “Se al candidato mancano alcune competenze – spiega Francesca Contardi, docente di Gestione delle carriere, ricerca, selezione, coaching e training delle persone all’Università Liuc di Castellanza – forse, è possibile chiudere un occhio ma chi vorrebbe una persona disonesta nella sua azienda?”.
Durante un colloquio di lavoro possono venire raccontate molte bugie diverse, ma ve ne sono alcune frequenti generate dalle tipiche domande di routine. Perché hai lasciato il precedente lavoro? Questa è forse la prima domanda dopo quelle di presentazione. In primo luogo agli esaminatori interessa sapere il carico di esperienza pregresso, in secondo vogliono capire il motivo per cui il precedente rapporto di lavoro si è concluso. In questo caso non bisogna affatto mentire sia che si tratti di licenziamento sia di una non conferma. Aver perso o lasciato il precedente impiego non rende pessimi candidati, ma tutto sta nell’onestà con cui si risponde alla domanda. Sempre parlando delle attività passate, durante il colloquio verrà chiesto sicuramente Quanto guadagnavi e quali benefit avevi? Qui, voler mentire nella speranza che lo stipendio e i benefit del nuovo impiego si adattino a quelli precedenti può costare molto caro. In molti casi viene richiesta una prova di quanto detto, ad esempio l’ultima busta paga ricevuta.
Ti interessa il ruolo di…? Anche questa domanda è molto gettonata al colloquio: prima di assumere si cerca di capire se il candidato è realmente interessato all’impiego. Può venire proposto un ruolo inferiore alle aspettative oppure diverso dalle proprie conoscenze. In questo caso è meglio dire subito se si hanno dei dubbi riguardanti l’impiego offerto e su quali sono le proprie aspirazioni. Altro quesito riguardante l’impiego proposto potrebbe essere Quanto conosci il linguaggio o il programma, quanto conosci la lingua inglese? Come nel caso dello stipendio, è facile scoprire per gli esaminatori scoprire la verità. Un semplice test per verificare quanto dichiarato è più che sufficiente.
Fare un colloquio di lavoro equivale a subire un interrogatorio. Mentire verrebbe a volte spontaneo per evitare scomode verità o per celare insicurezze. Attraverso alcune domande mirate però, gli esaminatori riescono a capire in circa 30 secondi se chi gli sta di fronte mente oppure è sincero. “Quando ci si accorge che un candidato non è sincero – dichiara Francesca Contardi – la valutazione peggiora drasticamente”. Il consiglio quindi è di essere sinceri piuttosto che ricorrere all’inganno, questo viene comunque smascherato e il risultato finale ne risente parecchio. È inutile quindi cercare di adattarsi ad un lavoro se non lo si sente proprio o cercare di trasformarsi in ciò che l’azienda vuole. Anche se di questi tempi è difficile, è più importante trovare un “lavoro ideale”.