Davvero inquietanti le parole della studiosa Mary Beard che il The Telegraph ha riportato negli ultimi giorni. L’esperta di Pompei, infatti, si è lasciata andare ad una serie di affermazioni sullo stato di conservazione degli scavi della città romana che rasentano l’incredibile, sostenendo: “It does not matter if Pompeii is damaged by visiting tourists” (trad. Non importa se Pompei viene danneggiata dalle visite dei turisti).
Mary Beard vanta un curriculum che ogni classicista invidierebbe. Una laurea a Cambridge, seguita da una carriera lavorativa iniziata come prima assistente donna al Newman College redattrice di letteratura classica per il The Times of Literary Supplements. Questo non è stato che l’inizio, a cui sono seguite importanti pubblicazioni sulla romanità, approfondendo molteplici aspetti della cultura e della storia romana, dalla religione alle istituzioni, dall’arte alle tradizioni. Nel 2004 ha ricevuto l’incarico di Professore ordinario di Studi Classici sempre a Cambridge, e nel 2008 è stata onorata con il Woflson History Prize, premio annuale di storia che promuove la lettura a tema storico a scopo divulgativo, che la Beard ha ottenuto grazie al suo libro Pompeii: The Life of a Roman Town. Una vita, quindi, consacrata alla valorizzazione degli studi classici e del patrimonio artistico e culturale che ha come focus il mondo romano.
Con questa premessa appaiono ancora più sconcertanti le parole della professoressa britannica che, interpellata sulla situazione problematica di Pompei e sul flusso enorme di turisti, ha detto di sentirsi estremamente tranquilla. Ci si sarebbe aspettati probabilmente una risposta più pratica, che lasciasse trasparire la volontà di salvaguardare il più possibile i resti di Pompei. Ha aggiunto: “Frankly if some of it falls down, it doesn’t actually matter very much” (trad. Francamente, se cade qualcosa, non importa molto), e ha rincarato la dose con l’agghiacciante esclamazione “The world isn’t going to stop if Pompeii loses a house” (trad. Il mondo non si ferma se Pompei perde una casa). Sembra assurdo nonchè inverosimile che sia proprio un’esperta di Pompei a mostrarsi così indifferente di fronte ad un problema urgente quale la preservazione di un sito archeologico di una bellezza e unicità senza pari come quello in questione. Pompei da diversi anni è stata sensibilmente danneggiata dall’impatto che i suoi 2 milioni di visitatori annuali hanno sulle rovine, che talvolta si appropriano anche in modo illecito di reperti. Beard proprio in occasione del ritiro del premio Wolfson aveva detto che i turisti non dovrebbero essere considerati i colpevoli del lento ma progressivo disfacimento di Pompei, dicendosi felice della grande affluenza di pubblico.
Una parvenza di logica potrebbe essere ritrovata nel desidero della studiosa di non rendere il sito un luogo ad appannaggio esclusivo degli accademici, in quanto la meraviglia di Pompei e della sua storia dovrebbe essere messa a disposizione di tutti. Tuttavia, per quanto l’idea di fondo possa ritenersi legittima, una mentalità di questo tipo non fa che alimentare un malato criterio di aut-aut, per cui si accetta che la cultura sia diffusa a prezzo della sua distruzione, e che al contrario preservarla significhi renderla accessibile ad una stretta cerchia di intellettuali. Nel primo caso si arriverebbe ad un collasso tragico di Pompei, nel secondo ad un vacuo simulacro noto solo a pochi eletti.
L’Italia certo stenta a valorizzare il patrimonio artistico che possiede, tanto più invidiato dal resto del mondo tanto più sconosciuto agli italiani stessi. Mary Beard, in quanto studiosa notissima ed influente, sarebbe nella posizione ideale per avanzare idee di miglioramento nella gestione degli scavi di Pompei, come stanno già facendo da qualche anno un team di esperti tedeschi. In un’epoca in cui la storia e l’archeologia sono considerate troppo spesso scienze subordinate – per non dire inutili – rispetto al dominio della tecnologia, è più che mai necessario adoperarsi per mantenere ed accrescere l’interesse per gli studi umanistici. Non stupisce sentir sottovalutare l’importanza delle opere artistiche, ma sconcerta che sia una dei più celebri studiosi in materia a non comprenderne evidentemente a pieno l’assoluta priorità. Non solo. Sembra che Beard sia disposta a vedere in frantumi l’oggetto stesso dei suoi studi, e non si faccia problemi a portare le sue affermazioni a portata di un vasto pubblico. Non più come promotrice della maiestas romana, ma più simile ad una moderna versione del celebre Censore che arrivò in Senato ad esortare la distruzione di Cartagine. Pompeii delenda est.